La fabbrica del ghiaccio

La fabbrica del ghiaccio

Alfonso Orcotogno è un investigatore sveglio, intuitivo, metodico e individualista, tanto più incurante delle regole quanto più si avvicina alla soluzione di cui è alla ricerca. Maresciallo dei carabinieri nella piccola caserma siciliana di Porto Còllima, ha una capacità di analisi fredda, lucida e distaccata. Nulla riesce a distoglierlo dal piacere di ricondurre alla razionalità l'irrazionalità di un delitto, e non ha altra ambizione se non quella - taciturna e riflessiva - di risolvere i casi che gli si pongono davanti. Sole è il padrone del porto proprio perché non possiede niente: vive in una baracca davanti alla fabbrica del ghiaccio avvolto in una mite indifferenza, la stessa che la vita gli ha da sempre riservato. Legge molto, ama la filosofia, le forme delle nuvole, campa di elemosine e di qualche lavoretto da pescatore. Ma non sa, non vuole, non ha il coraggio di mettersi davvero in gioco. Una mattina al porto, proprio davanti alla baracca di Sole, viene scoperto il cadavere di uno sconosciuto. Non ci sono tracce, solo una strana, inspiegabile ferita da arma da taglio spuntata. Sole, che dormiva a pochi metri di distanza, quella strana notte aveva sentito molto freddo, nient'altro che freddo. Il maresciallo e il barbone si ritrovano così uno davanti all'altro, prima diffidenti, poi incuriositi, e all'improvviso si riconoscono. Il loro incontro li induce a ripensare alle proprie solitudini e a partire insieme alla ricerca di un passato condiviso e da entrambi rimosso. Ma il passato è come un'ombra che resta appiccicata ai piedi e a cui non si può sfuggire.

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