Avamposti invisibili Sul linguaggio e altre cose

Avamposti invisibili

Sul linguaggio e altre cose

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L’orrore nichilistico che da tempo immemore avvolge la vicenda umana meriterebbe il silenzio, lasciando che ogni cosa possa definitivamente sprofondare nell’abisso da cui, forse, si è originata. Contribuire ad accumulare altre parole, lungo la scia che ci ha condotto al punto in cui siamo, parrebbe non avere alcun senso. E probabilmente è così. “Dire qualcosa a qualcuno” potrebbe rappresentare l’apice della follia, se non addirittura il sigillo della vanagloria di alcuni che credono di essere “desti”, mentre tutti gli altri sarebbero dei “dormienti”. Tacere, dunque. Il problema è che potrebbe non essere così e forse le parole sono ancora gli ultimi avamposti per difenderci dall’inganno che lo stesso linguaggio mette in scena ogni giorno. Parole, dunque, che tentano di distruggere altre parole, svuotando la scena in cui viviamo da millenni, da che l’uomo parla. Solo se il linguaggio s’incammina lungo il tentativo di cancellare se stesso, potrà mostrarsi l’essere dopo e oltre le parole? Solo se il linguaggio distrugge la propria visibilità, l’essere può emergere in tutta la propria immensa e abissale evidenza? Parole che possano scomparire nello stesso istante in cui appaiono per lasciare che sia visibile solo ciò che hanno indicato: l’essere e ciò che noi siamo. Parole che siano avamposti invisibili ovvero, dopo l’inganno del linguaggio, la verità dell’essere.

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Sull'autore

Claudio Amicantonio

Claudio Amicantonio (1974) è docente di Filosofia e Storia presso il Liceo Classico “G. D’Annunzio” di Pescara. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Gnosticismo e nichilismo (1997), Rivelazione e divenire nel pensiero di Franz Rosenzweig (2000), Errando nella verità (2020) e Contraddizioni virali (2022). Ha inoltre curato l’edizione italiana di J.B. Lotz, L’essere in Heidegger e Tommaso D’Aquino (1999) e di M. Scheler, L’essenza della filosofia (2001).

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